Recensione Corbaccio “Nelle terre estreme” di Jon Krakauer

Tempo stimato di lettura: 4 minuti

Recensione Corbaccio “Nelle terre estreme” di Jon Krakauer

Trama:

Nell’aprile del 1992 Chris McCandless si incamminò da solo negli immensi spazi selvaggi dell’Alaska. Due anni prima, terminati gli studi, aveva abbandonato tutti i suoi averi e donato i suoi risparmi in beneficenza: voleva lasciare la civiltà per immergersi nella natura.

Non adeguatamente equipaggiato, senza alcuna preparazione alle condizioni estreme che avrebbe incontrato, venne ritrovato morto da un cacciatore, quattro mesi dopo la sua partenza per le terre a nord del Monte McKinley. Accanto al cadavere fu rinvenuto un diario che Chris aveva inaugurato al suo arrivo in Alaska e che ha permesso di ricostruire le sue ultime settimane.

Jon Krakauer si imbattè quasi per caso in questa vicenda, rimanendone quasi ossessionato, e scrisse un lungo articolo sulla rivista “Outside” che suscitò enorme interesse. In seguito, con l’aiuto della famiglia di Chris, si è dedicato alla ricostruzione del lungo viaggio del ragazzo: due anni attraverso l’America all’inseguimento di un sogno.

Questo libro, in cui Krakauer cerca di capire cosa può aver spinto Chris a ricercare uno stato di purezza assoluta a contatto con una natura incontaminata, è il risultato di tre anni di ricerche.

Recensione Nelle terre estreme


Recensione:

Ho formulato la recensione di questa storia molto prima di iniziare a leggere il libro.
Come è possibile?
E’ successo due anni fa, quando mi trovavo a Verona in vacanza e in una sera piovosa ho guardato su Sky il film “Into the wild” tratto dalla storia vera di Chris McCandless. Il film, a mio parere molto bello, mi ha turbata parecchio. Da subito ho pensato che mai e poi mai avrei intrapreso il viaggio di Chris, mai avrei rinunciato a tutto per scoprire la vita “selvaggia”.

Poi, col tempo, ho capito che Chris in fondo non cercava l’adrenalina che solo la natura sa dare, non stava cercando nemmeno la libertà, stava solo cercando se stesso.
La visione del film – a distanza di mesi e poi anni – continuava a tornarmi alla mente e ogni volta formulavo nuove ipotesi. Non potevo farmene una ragione, provavo per questo ragazzo un misto di risentimento e dispiacere. Risentimento perché un giovane promettente e intelligente ha letteralmente buttato via la sua vita, dispiacere perché in fondo lui non sapeva scendere a patti con sé stesso.

Chris ha attraversato l’America a piedi, in autostop e in treno (abusivamente, ovvio) rinunciando a tutti i suoi averi, regalando soldi e beni perché lo facevano sentire troppo legato alla sua vita di prima.

Questo è un comportamento che può sembrare assurdo, visto con gli occhi di una persona ben integrata nella società, ma guardandolo con gli occhi di Chris, ha una seria motivazione.
Il protagonista di “Nelle terre estreme” scritto da Jon Krakauer – ed edito da Crobaccio in una nuova versione rilegata – non stava bene con se stesso, non viveva una vita appagante, era spento e sentiva di non appartenere alla società in cui si trovava.
Il richiamo della natura, del lato wild della vita, era talmente forte che abbandonarsi alla ricerca di qualcosa di nuovo è stato per lui molto semplice.

Nel corso della lettura ho sentito di essere affascinata da questo giovane così come lo è stato Krakauer che ha condotto una indagine assolutamente ben fatta ed ha saputo portare alla luce lati del carattere del ragazzo davvero particolari. Ci sono stati capitoli davvero duri, molto più pesanti che nel film. Non so proprio come abbia fatto a restare vivo fino al momento di arrivare in Alaska, il suo pellegrinaggio continuo, la fame che ha fatto per quasi tutto il suo viaggio…sono prove difficili da superare.

Con una grande preparazione culturale, la passione per la lettura e una forte inclinazione alla sopravvivenza, McCandless è arrivato in Alaska con la speranza di poter iniziare una nuova vita, almeno per alcuni mesi.

ATTENZIONE SPOILER

Quello che più dispiace, guardando questa vita vissuta con coraggio e grande vitalità, è come tutto possa essere finito nel modo più banale possibile. E proprio quando lui aveva deciso di tornare alla civiltà.
Questo è quello che più mi inquieta.

Ma dove erano i suoi genitori? Con tutte le disponibilità economiche che avevano, hanno assunto un solo investigatore e si sono seduti ad aspettare. Hanno vissuto la loro vita, quasi vergognandosi di un figlio che aveva deciso di prendere strade diverse. Forse, posso capire perché Chris è andato via.

Quello che però non mi da pace, perché davvero questo libro sconvolge e da un bel pugno nello stomaco, è immaginarlo giovane e solo in preda alle allucinazioni e moribondo. In un autobus che la Fairbanks aveva donato al parco dell’Alaska come rifugio per gli avventori, Chris McCandless/Alex Supertramp muore circondato da foto, da citazioni di grandi autori incise sulle pareti del suo rifugio, da grandi riflessioni annotate sulle pagine dei libri.

Solo.

Krakauer ha indagato a fondo, ha ascoltato tantissimi testimoni, ha fatto esaminare i semi tossici che Chris mangiava per placare l’enorme fame dovuta a svariati errori fatti nella conservazione della selvaggina cacciata. E’ stato sul posto, è entrato nell’autobus dove lui si è spento. Ha dato tutto quello che poteva per rendere giustizia a una morte che non ha senso.

Gli abitanti dell’Alaska e i cacciatori esperti hanno una pessima opinione del giovane.
Troppo impavido, senza scrupoli ne rispetto per la propria vita.
E’ morto perché non era pronto.
Potremmo affermare che, nonostante la sua cultura, sia morto per ignoranza.

Krakauer ce l’ha messa tutta a far cambiare loro idea, ma non credo sia facile quando pensi a tutto quello che ha passato Chris e per cosa è morto.

Nel libro c’è anche un aneddoto dell’autore, esperto alpinista e impavido scalatore, che ha lo scopo di farci capire che Supertramp non è il solo che aveva bisogno di continui stimoli per vivere bene. La differenza però, sta nel fatto che uno dei due è morto. Tutto qui.

Se Chris fosse ancora vivo, oggi avrebbe 48 anni.

Chi era Alexander Supertramp?
Un sognatore?
Un folle?
Era sicuramente un’anima inquieta.

Credo che ognuno debba leggere questo libro, fa rivalutare moltissime cose.

Potete trovarlo qui:

Ora voglio leggere “Aria sottile”, che potete trovare qui:

 

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Voto: VotazioneVotazioneVotazioneVotazioneVotazione Recensione di: Laura Cammareri
Scheda libro

Titolo: Nelle terre estreme
Autore: Jon Krakauer
Data pubblicazione*: 10/01/2008
Editore: Corbaccio
Lingua: Italiano
Genere: Narrativa
ISBN: 887972925X
Autore recensione: Laura Cammareri
Valutazione recensione: 5
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