Recensione Oscar Mondadori “Aiuto, Poirot!” di Agatha Christie
Trama:
Invitato a recarsi in Francia per proteggere un uomo minacciato da un pericolo sconosciuto, il celebre Poirot al suo arrivo ha una sconsolante sorpresa: il suo cliente è già stato assassinato da una coppia di misteriosi stranieri.
Incaricato di investigare sul delitto, il detective belga scopre, insieme al fedele capitano Hastings, che il crimine è stato compiuto seguendo lo stesso metodo di un assassinio commesso molti anni prima e che la vittima, pur amando teneramente la moglie, era legata a una donna affascinante ed enigmatica. Nello strano caso risultano poi implicati il figlio dell’uomo assassinato, una coppia di ballerine acrobatiche e un aitante segretario.
La polizia, rappresentata dall’arrogante ed iperattivo ispettore Giraud, “il segugio umano”, ha i suoi sospetti ma, come al solito, sarà Poirot a dire l’ultima parola, scoprendo una verità rimasta a lungo sepolta. Pubblicato per la prima volta nel 1923, Aiuto, Poirot! è una libera rielaborazione di una causa che suscitò molto clamore in quegli anni in Francia.
Recensione:
Per chi legge le mie recensioni, ormai saprà che adoro i gialli, infatti ho appena finito di leggerne un altro, per la precisione il secondo libro della serie di Poirot.
In questo romanzo Poirot riceve una lettera da un certo signor Renauld, il quale lo prega di raggiungerlo con la massima urgenza perché crede di essere in pericolo, ma quando Poirot e Hastings raggiungono la sua villa trovano già la polizia, in quanto durante la notte il signor Renauld è stato assassinato; sua moglie, la signora Renauld, è stata trovata legata in camera sua con delle corde e imbavagliata, e racconta di due estranei che l’hanno aggredita e hanno preso il pugnale che lei aveva in camera da letto, un regalo del figlio. Quando le dicono che il marito è stato assassinato appare molto addolorata, ma quando vede il corpo senza vita del marito sviene (e Poirot le controlla le pupille e il polso per capire se è uno svenimento reale o teatrale). Ad indagare sul delitto, oltre alla polizia, c’è il detective Giraud, che fa una scommessa con Poirot su chi troverà l’assassino, in quanto i loro metodi sono molto diversi e sono in competizione. In questo romanzo ci saranno capovolgimenti delle situazioni, e non si saprà chi è veramente l’assassino fino alle ultime pagine del libro; in più mi ha piacevolmente stupito l’introduzione tra le pagine di una storia d’amore, cosa insolita per la Christie.
Considerazioni:
Poirot critica Giraud definendolo un cane da caccia perché va alla ricerca di indizi materiali, mentre lui si affida molto alla psicologia (“le celluline grigie, amico mio, le celluline grigie!”), ascoltando i racconti e cercando di dare un ordine agli avvenimenti, quindi per la sua diversità di metodo ma per l’incredibile ingegno dei miei due investigatori preferiti, mi sarebbe molto piaciuto vedere lavorare insieme ad un caso Poirot e Sherlock Holmes. Libro che merita di essere letto, anche per mettersi alla prova e vedere se riusciremo a capire prima del detective chi è l’assassino e come si sono svolti i fatti.
Potete trovare il libro qui:
Le fiamme di Pompei
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